Friday, February 27, 2009

Decadenza

"Godiamoci una decade di decadenza", cantava il buon Castoldi di quindici anni fa.

Quando caddi dal pero e scoprii Pete Doherty con colpevole ritardo, nella nocciolina cerebrale si accese una lampadina etichettata "Johnny Thunders". La band rivoluzionaria che definisce un'epoca, il compagno d'avventure, le rogne, la nuova band, le nuove rogne, il decadimento, il diventare l'ombra di se stesso, le marchettone, insomma la decadenza. Ma soprattutto l'incredibile talento, l'energia, la potenza creativa. Speriamo non anche la morte per overdose in una camera d'albergo.
Ma ieri sera ho visto un Doherty soddisfatto, una persona che suonava per sé, non per costrizione, non per l'attenzione del pubblico: per sé. Non per risolvere i propri problemi, non per far vedere che lui c'è ancora: per sé. Per il gusto di farlo, per il divertimento, per il piacere di ascoltarsi, per quel narcisismo che scatena la creatività di ogni artista. Credo, e spero, che una persona che fa per sé possa salvarsi, spezzare la propria spirale di decadenza. Ci sarebbe molto da discutere: se Doherty abbia ancora qualcosa da dare al mondo, se la sua salvezza lo porterà a vendersi l'anima (quella musicale), se fra vent'anni lo vedremo ingrassato in I'm a Celebrity o in giuria a The X Factor (io penso di sì, d'altro canto Elton John ha scritto un capolavoro come I don't feel like dancing alla verde età di 59 anni, e per tornare su terreni più sacri e non fuori tema, il disco dei NYD del 2006 non è un lavoro di giovincelli anche se lo sembra). Ma guardiamo all'oggi, e all'immediato futuro: Pete è vivo e lotta insieme a noi. Per se stesso, ma insieme a noi. La decadenza forse è finita, buona fortuna angry young man.









ps: no, carl barat non è il david johansen degli anni zero.

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